5. Recensione del film ''Cosmopolis''
{extravote 1}Il tempo è denaro, questo ci vuol far capire David Cronenberg con quest'ultima pellicola, e quale modo e periodo migliore per affrontare il tema.
Eric Packer è un giovane miliardario americano, vive a New York, la Grande Mela, una città cosmopolita che vede per le strade trafficate pullulare la gente a piedi, altri prendono il taxi e i più ricchi viaggiano in limousine con autista privato. Il giovane imprenditore è fra questi ultimi, abituato come gli altri appartenenti al suo ceto, a spostarsi con una limousine bianca nella fumosa Manhattan. Questo automezzo rappresenta per lui una sorta di casa, forse più accogliente dell'appartamento superaccessoriato in cui dovrebbe abitare con la neoconsorte Elise, ma che usa per i suoi incontri sessuali segreti con una delle sue guardie del corpo, Kendra.
Proprio come un ufficio o una dimora ospitale, la limousine diventa pian piano una sorta di porto di mare, entrano ed escono una quantità di personaggi che hanno tutti un valore nella vita del protagonista a cominciare dai suoi più fidati consiglieri economici, che lo aiutano ad essere sempre aggiornato in borsa, super tecnologico e al passo con i tempi. Essi rappresentano il futuro, così come l'auto stessa in cui viaggia Eric, piena di computer, tastiere elettroniche e chi più ne ha più ne metta.
L'economia è comandata dal denaro e persi tutti i milioni investiti sulla moneta cinese (lo Yuan), Eric si ritrova a cadere in una crisi profonda, come quella attuale dell'economia mondiale, dove è ancora la Cina a farla da padrona. Niente ha più significato e la valutazione monetaria ormai è nulla, tant'è che il protagonista paragona il valore dei soldi a quello di un comune topo di fogna.
Eric Paker è un osservatore e un ascoltatore, si affida agli altri per gestire il proprio mondo, ma è come se vivesse in una campana di vetro, niente lo tange, rinchiuso in quella scatola bianca, insonorizzata con un rivestimento in sughero e con i vetri oscurati che gli permettono con un clic di chiudere al di fuori quel cosmo caotico chiamato vita.
La limousine compie un viaggio verticale all'interno del downtown newyorchese, ed esso non è che una rappresentazione stessa dell'involuzione, implosione e comprensione di ciò che è la vita, da parte del protagonista. Simbolo di ricchezza, Eric è abituato ad aver tutto, con il denaro si sente potente, non rispetta gli altri bensì li comanda a suo piacimento, ma pian piano, grazie anche alla giovane ed ingenua consorte poetessa, riflette e capisce che l'unica cosa che lo contraddistingue dai semplici impiegati o dai suoi dipendenti, è il denaro, quando esso inizia a perdere valore, comincia anche il ridimensionamento della sua vita.
La pellicola sembra essere una sorta di parabola della distruzione, tutto ciò che per Eric rappresentava un punto di riferimento, certezze, talento, affidabilità, pian piano si rovina, si decompone e tutto gli appare più sgretolato ma più vero e reale del mondo futuristico in cui era solito vivere. Quello sbriciolarsi e distruggersi è ben visibile proprio su di Eric, che inizia con il togliersi la cravatta, la giacca, e lasciando fuori dai pantaloni una camicia ormai unta.
L'attacco che subisce da parte di un fanatico anarchico (una torta in faccia), lo fa sembrare proprio un capitalista, rappresentato ora non più da un capo di stato dittatore, bensì da un ricco imprenditore, arricchitosi sulle spalle dei suoi dipendenti; sarà proprio con un suo ex lavoratore che avverrà lo scontro finale.
Nemesi, ma probabilmente rappresentazione della coscienza stessa di Eric, Benno, licenziato dalla sezione analisi delle imprese del giovane miliardario, appare come una sorta di suo confessore, in grado di far riflettere attraverso un soliloquio e colloquio, sulla vita di agi ma di oppressione, sconforto e calpestamento, che gli operai o impiegati, sono stati condotti proprio a causa sua (simbolo dell'imprenditoria in generale).
La fede è un altro degli elementi che David Cronenberg introduce nel film, quasi in sordina. Gesù sottoforma di crocefisso e statuina, è presente in una profondità di campo poco accentuata nella bottega del barbiere, simbolo anch'esso con la sua professione, di una distruzione corporea e metaforicamente interiore.
La morte e la conseguente processione nelle vie di Manhattan, del famoso rapper a cui Eric è devoto, potrebbe simboleggiare la morte di Gesù in croce, infine, Eric stesso potrebbe essere visto come una sorta di Messia salvatore, prima facendosi una sorta di stigmate sulla mano con la pistola (autolesionismo procurato dal senso di colpa) e poi accusato da Brenno di non aver salvato i suoi dipendenti dal licenziamento.
Se l'intenzione di David Croneberg era quella di stupire, di fare del moralismo, di far riflettere la società e rifletterne i caratteri tipici del periodo, beh, c'è pienamente riuscito, confezionando un film a dir poco filosofico, in grado di caricare il pubblico di una serie di concetti astratti e pratici, che sono alla base della vita di tutti i giorni, ma soprattutto ciò che stupisce maggiormente del film è anche la prima vera e buona interpretazione di Robert Pattinson, un ruolo che sembra essergli stato cucito addosso su quel volto monoespressivo che lo contraddistingue.
Ottime le interpretazioni di Sarah Gadon, ingenua, semplice e poeticamente stralunata e dell'intenso Paul Giamatti, straziato, straziante e carico di quel rancore che molti cassaintegrati, disoccupati e licenziati, provano in questo momento in tutto il mondo.
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