5. Recensione del film ''Colazione da Tiffany''
{extravote 1}Colazione da Tiffany è il film simbolo di Audrey Hepburn, quello che l'ha conosacrata ad icona intramontabile.
Una delle più belle pellicole degli anni '60 ha trasmesso la passione per quello stile elegante che Holly sapeva portare così bene, e per la scatolina azzurra di Tiffany ( pensate che prima dell'uscita del film erano pochissime le persone che entravano nella gioielleria).
Il tema principale della pellicola è quello del doppio che viaggia parallelamente con il senso di imprigionamento in cui vive Holly: la ragazza, infatti, lavora facendo la prostituta (anche se di gran classe), ma dentro di sé ha una voglia di amare e di essere amata. Questo lo possiamo capire attraverso la sua fragilità e sensibilità visibile in alcuni dettagli del film.
L'appartamento in cui abita è prevalentemente bianco, colore della purezza che, nonostante la sua occupazione è insita nel suo animo. Da notare che gli incontri con Paul avvengono la maggior parte delle volte in questo luogo, proprio ad indicare che il loro rapporto è ad un livello diverso rispetto a quello che ha con altri uomini.
Nella scena con Paul nella camera da letto di lui, è interessante notare come le linee verticali siano insistenti: dalle tende in cui si intravedono i due protagonisti, da quelle della sedia dove Holly si accomoda e addirittura lo specchio riflette le linee della tenda precedentemente citate.
La verticalità, questa volta, non è inserita per segnalare la linearità ma ad indicare delle grate, come una specie di prigione. Esse potrebbero indicare un senso di soffocamento da parte della protagonista per il ruolo che sta interpretando nella vita per sopravvivere, un ruolo dal quale vorrebbe uscire.
Tutto, dallo spoglio della casa alla mancanza di affetti fissi, fa pensare che Holly non voglia essere ingabbiata da niente e da nessuno, ma le inquadrature dicono il contrario e, probabilmente, esprimono le vere sensazioni da lei provate: la voglia di trovare qualcosa che sia davvero suo e fuggire da quella vita che è solo finta felicità. Il tema del vivere dentro una gabbia è poi citato esplicitamente nella scena finale.
Siamo nel taxi che dovrebbe portare Holly all'aereoporto, Paul le è accanto. La ragazza si cambia in macchina e toltasi il maglioncino beije reindossa il tubino nero, ma i capelli rimangono con le codine, sopra di esso viene posto l'ormai famosissimo trench beije chiaro. Siamo davanti a due colori fortemente in contrapposizione tra di loro: uno scuro e uno chiaro, il bene e il male. Siamo anche di fronte al bivio che Holly è costretta ad affrontare: scegliere tra l'amore vero, Paul che potremo simboleggiare con il trench e l'amore per convenienza, Josè, richiamato dal tubino nero. Ancora il doppio, ancora la contrapposizione tra luce ed ombra il tutto suggellato dalla presenza dello specchietto che Holly tiene tra le mani per rifinirsi il trucco. Una volta indossato il trench, Paul e lei si trovano con addosso gli stessi colori, ma in lei c'è anche quel nero, seppur sotto, che ancora non le permette di scegliere lui.
Soffermiamoci ora al momento in cui Paul le dice: “Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai [...]”. E' interessante vedere le posizione dei due protagonisti: lui è fuori dal taxi, libero di provare quello che sente e di vivere la vita come vuole; lei è seduta dentro, appunto, ingabbiata. Holly, dopo aver abbandonato anche il suo amato gatto, capisce finalmente di aver lasciato andare le uniche due cose che tenevano a lei; decide, dunque, di liberarsi metaforicamente dalla gabbia ed uscire dal taxi.
Il carattere dei due protagonisti poi è segnalato dalla scena nel negozio dove indossano delle maschere. La maschera, anticamente, permetteva di alienarsi per proiettarsi in un altro mondo, diverso da quello vissuto in quel momento. Si credeva anche che colui che indossasse la maschera perdesse la propria identità per assumerne un'altra.
In questo caso Holly indossa quella di una volpe mentre Paul quella di un cane: vale la pena analizzare questi particolari. La volpe, nella tradizione, rappresenta la scaltrezza e l'abilità di far perdere le proprie tracce; proprio quello che fa Holly con i suoi amanti e con la voglia di non legarsi a nessuno, in più la volpe è un animale che vive in cattività e che non ha padroni, che caccia e viene cacciato.Il cane, invece, è da sempre simbolo della lealtà e dell'amicizia; tutto quello che dimostra Paul alla protagonista.
Audrey Hepburn e George Peppard risultano perfettamente efficaci in questi due ruoli anche se l'attrice non è mai stata certa di poter interpretare questo tipo di ruolo. Ma quegli occhi furbi e accesi, quella vocina flebile che sprizza gioia, quella sua semplice ingenuità non possono non far amare un personaggio come Holly che, per il pubblico, non sarà mai una poco di buono. Blake Edwards sforna un prodotto perfetto per il pubblico femminile che ancora oggi fa emozionare e coinvolge, perché anche se sono passati 50 anni Colazione da Tiffany non passerà mai, rimane una pellicola viva e luccicante.
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