9. Dicono del Film ''Caterina va in città''
Critica Italiana:
- Michela Saputi del sito Film.it del 22 Ottobre 2003: «All'interno di un ritratto dolcemente ironico della Roma bene, che rende omaggio a Fellini (il titolo richiama il mai realizzato seguito de I vitelloni "Moraldo in città"), i veri protagonisti rimangono infatti le persone comuni, ed il loro sentimento di esclusione e frustrazione che, come una "malattia nuova", si diffonde tra gli italiani, sempre più platea televisiva dove ognuno "spia con invidia le presunte fortune degli altri e nel suo piccolo attende il proprio turno di esibirsi". E' Castellitto, intenso ed adorabile bastardo, a dare voce a questo sentimento di fiero rancore, un pò patologico e sinistro. [...] La sua progressiva rovina fa da contraltare al viaggio di Caterina alla scoperta della città, che la vedrà infine vincente, più che i privilegiati in fondo così simili tra loro, nonostante non riesca a confezionare se stessa come socialmente richiesto.» [1]
- Daniele Sesti del sito FilmUp.it: «Francamente, non c'era bisogno di quest'altro film per ribadire concetti già affermati. Film, dal quale, chissà perché, ci aspettavamo qualcosa di diverso. Mi dispiace dover trarre questo giudizio negativo perché Virzì è un autore che amo e che, spero di continuare ad amare: l'unico vero continuatore del genere della cosiddetta commedia all'italiana. C'è bisogno, però, di un colpo d'ali che "Caterina" sembra non avere pur rimanendo un'opera comunque di un certo valore, impreziosita com'è da un cast di altissimo livello, tutto italiano. Oltre ai bravissimi Castellitto e Buy, infatti, è giusto ricordare anche Flavio Bucci e Caludio Amendola, autori di due pregevoli caratterizzazioni. Tra le altre, segnaliamo le amichevole comparsate di Michele Placido, Maurizio Costanzo e Roberto Benigni in versione girotondista.» [2]
- Paolo Mereghetti de Il corriere delle sera del 24 Ottobre 2003: «In questa Roma senza anima, che vuole essere «il disperato riflesso di una società malata, assolutamente incapace di indicare valori di riferimento» (per usare le parole del regista), qual è il futuro in cui possono sperare i giovani come Caterina? Rifugiarsi nell' ingenuità e nella timidezza che la fanno sfuggire all' abbraccio soffocante delle due amiche, la prima di sinistra, la seconda di destra? Tornare alle piccole cose di pessimo gusto come la tombola in famiglia, cui era abituata in provincia e in cui sembra rifugiarsi dopo un anno scolastico così turbolento? Virzì non offre soluzioni, regala solo alla sua piccola protagonista il coraggio del primo bacio. Ma la domanda a cui non dà risposta è quella più importante: che adulta sarà domani Caterina? Quello che abbiamo visto nel film non fa certo sperare bene.» [3]
Critica Estera: [4]
- John Monaghan di Detroit Free Press del 7 Ottobre 2005: «Caterina in the City is a coming-of-age story, of course, but its adult characters are also well rendered.»
- Michael Wilmington del Chicago Tribune dell'8 Settembre 2005: «Though Caterina is unusually well-acted and crafted for this kind of movie ... Giancarlo is the one character who makes the movie special.»
- Wesley Morris del Boston Globe del 22 Luglio 2005: « It's not a satire, it's a family drama whose social and political thoughts flicker like a neon sign on the fritz. Alas, sentimentality is the movie's pilot light.»
- Stephen Hunter del Washington Post del 15 Luglio 2005: «Caterina in the Big City won't change your life, but it moves along spiffily and the young Teghil is adorable as she adventures gamely onward.»
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