9. Dicono del Film ''Ferro 3 - La casa vuota''
Critica Italiana: [1]
- Tullio Kezich da Il Corriere della Sera del 8 Settembre 2004: «Kim Ki-duk sta nel solco della visionarietà di Antonioni che tuttavia personalizza con una tonificante dose di ironia e una spiritualità orientale.»
- Fabio Ferzetti da Il Messaggero del 8 Settembre 2004: «Kim Ki-duk è troppo sottile per dar spiegazioni, e riesce in un salto logico - dal fisico al metafisico - con naturalezza assoluta. Prodezze da atleta, chi ha visto 'Primavera, estate' etc., sa di cosa stiamo parlando. E poi, siamo franchi, come resistere a una riproposta profana del caro vecchio angelo custode?»
- Valerio Caprara da Il Mattino del 8 Settembre 2004: «Se c'è un'idea divertente e originale alla base della sceneggiatura, è possibile fare un bel film anche in assenza totale di dialoghi tra i due interpreti principali.»
- Mariuccia Ciotta da Il Manifesto del 9 Settembre 2004: «Arrivato a catalogo chiuso, è definito, appunto, film a sorpresa. E lo è stato a sentire l'applauso scrosciante dei festivalieri al Palagalileo, dove convivono da anni distributori, produttori, claque, pubblico e giornalisti. (...) L'happy-end va costruito dai primi fotogrammi, è un'intenzione, difficile. Tutto il cinema lo desidera come fuoriuscita da sé, dal mondo logico, per essere rivoluzione permanente del reale. Kim Ki-duk ci riesce con la sua storia di fantasmi coreani che sono insieme di carne e ossa e puro spirito...»
- Gian Luigi Rondi da Il Tempo del 11 Settembre 2004: «Fascino e poesia anche qui, con un protagonista che non parla e che, al momento di cavarsi d'impaccio, con la donna di cui è innamorato, sublima l'azione in pura visionarietà . Nelle cifre di una spiritualità orientale affidate a una leggerezza elegante mai disgiunta però dalla profondità . Un film 'piccolo' che riesce a diventare grande. Consola con il cinema, ha il respiro largo dell'arte.»
- Silvio Danese da Il Quotidiano Nazionale del 4 Dicembre 2004: «E' una bellissima favola, paradossale e poetica, sull'esistenza dell'evanescenza e sul bisogno di astrazione dal materialismo, dalla violenza, a cui però l'eroe non si nega, per non diminuire il suo percorso esemplare e terreno verso l'amore.»
Critica Estera: [2]
- Richard Nilsen da Arizon Republic del 16 Giugno 2005: «What is so engaging about the film is the way its director, Ki-duk Kim, manages to keep our interest intensely focused on the couple.»
- Michael O'Sullivan dal Washington Post del 20 Maggio 2005: «It's actually quite satisfying, in a weird, magical-realism sort of way that manages to disturb and confound as much as it appeases the romantic.»
- Geoffe Pevere dal Toronto Star del 20 Maggio 2005: «Moves from a strangely spiritual reality to a really strange spirituality -- and leaves its best parts behind.»
- Eleanor Ringel Gillespier dal Atlanta Journal-Constitution del 4 Giugno 2005: «A movie meant to be taken on faith more than anything else. The more you can grant it, the greater the reward.»
- Philip Kennicott dal Washington Post del 20 Maggio 2005: «Kim works with the barest of materials but returns the viewer's attention to the pure visual pleasure of filmmaking.»
- Carrie Rickey dal Philadelphia Inquirer del 20 Maggio 2005: «A mesmerizing, offbeat, violent, playful yet serious parable.»
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